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Il progetto

In viaggio tra borgh e mare

Scoprire la Sibaritide significa fare un viaggio nel tempo e ritornare alla Magna Grecia dei Sibariti, popolo che fece della bellezza e del piacere una filosofia di vita. Superato il monte Pollino, che lo cela a Nord, il profumo di agrumi e finocchietto selvatico inebriano l’aria. Il panorama improvviso sconvolge la vista: il lungomare degli Achei, le rocche aguzze a picco sul mare di Ulisse, gli antichi borghi arbëreshe e le località termali.

A tavola regnano i rascjcatilli cavati con le dita, la nuglia con fasuli, da accompagnare con il pane di Cerchiara. Mandorlate e giurgiulee, da gustare con il liquore di limoni di Rocca Imperiale, sono il completamento ideale di un viaggio nella tradizione gastronomica che ha saputo rinnovarsi e diventare il fiore all’occhiello della ricettività moderna di questo luogo magico, una finestra sul mito tra la Piana di Sibari e il Metaponto. Il mito vuole che la secca di Amendolara, perla dell’Alto Jonio, corrisponda all’isola di Ogigia, luogo incantato dove il prode Odisseo si riposò per otto anni.

Ci spostiamo più a Sud, nel basso Jonio, dove, dalle pendici ombrose dei monti alle verdi pianure, tra campi rigogliosi e spruzzi di mare, si estendono le terre ricche di storia e bellezza della Sila Greca e del Basso Jonio Cosentino. Il viaggio inizia in questo ultimo lembo magico di Sibaritide, lungo le rinomate spiagge della Costa Jonica. Il grande Norman Douglas già ne descrisse al mondo le bellezze a inizio Novecento. Piano Agretto, la necropoli dell’età del ferro, il parco Archeologico Pruija di Terravecchia, l’insediamento brettio di Cariati sono, invece, le escursioni nel mito proposte dal territorio della Sila Greca. Tra i beni storici e monumentali spicca Rossano, considerata la città più bizantina d’Italia subito dopo Ravenna.

Come Greci, Bizantini, Romani, Brettii, Svevi e Normanni nel passato, così i viaggiatori d’oggi possono riscoprire l’eccellenza del patrimonio culinario calabrese: dalla sardicella, il caviale del sud, fino al caciocavallo prodotto ancora come una volta negli antichi vaccarizzi della Sila.